Castagno d'Andrea, raggiungibile da San Godenzo con
l'apposita deviazione, è il paese reso immortale dall'omonimo pittore del primo
Rinascimento. C'è ancora la casa natale di Andrea, o perlomeno quella ritenuta
tale per tradizione o per convenzione. Bisogna infatti ammettere che di
veramente antico, a Castagno, a parte un poco dell'impianto urbanistico e a
parte alcuni materiali reimpiegati, non c'è rimasto nulla, complici le frane,
l'incuria, l'azione del tempo e soprattutto degli uomini: l'episodio più doloroso
resta quello dell'aprile '44 quando le truppe tedesche (con l'aiuto di fascisti
italiani) incendiarono e distrussero quasi completamente il paese, nell'ambito
delle "ripuliture-rappresaglie" decretate da Kesselring. Sono
scomparse quindi anche le tracce del passaggio di un altro illustre, Dino
Campana, che qui soggiornò durante il suo "Viaggio a La Verna" del
settembre 1910, inserito nei Canti Orfici. Una visita a Castagno d'Andrea,
tuttavia, oltre al fascino evocativo, è comunque consigliabile: anche solo per
la chiesa, ricostruita nel dopoguerra e dotata di affreschi (la
«Crocifissione», di Pietro Annigoni, del 1958 e «Al popolo di Castagno» di
Silvestro Pistolesi, del 2003) semplicemente impressionanti per la loro carica
eversiva ma estremamente umana. L'itinerario qui proposto è più che classico.
Raggiunge il tetto del Parco (e dell'Appennino tosco-romagnolo), dopo una
grandiosa cavalcata su cresta. Non si sottovaluti il dislivello - 900 metri!-
che è indiscutibilmente alpino.